Nonostante sia diffusa la convinzione che i prodotti fitoterapici non possano "far male" perché "a base di erbe" quindi di origine naturale, questi prodotti contengono in realtà sostanze attive in grado di indurre la comparsa di effetti indesiderati e/o di interagire con eventuali terapie mediche o condizioni patologiche del paziente. Lo dimostrano le svariate segnalazioni di epatotossicità associata all'uso di integratori a base di Cimifuga racemosa, pianta utilizzata per il controllo dei sintomi della menopausa o le numerose interazioni dell'iperico, i cui estratti vengono impiegati per "migliorare l'umore": è ormai noto infatti che l'iperico induce il CYP3A4, interferendo con il metabolismo di diversi farmaci (ad es. warfarin; contraccettivi orali).
Nell'ambito del progetto nazionale riguardante le "Terapie non convenzionali", a cura dell'Istituto Superiore di Sanità, che si propone di acquisire maggiori informazioni su pratiche e trattamenti alternativi, è stato attivato uno studio pilota di sorveglianza delle reazioni avverse indotte da prodotti a base di piante officinali ed integratori alimentari (anche questi possono, infatti, contenere estratti di erbe). E' stata predisposta, a tal fine, una scheda di segnalazione, simile a quella utilizzata per segnalare le reazioni avverse da farmaci. Una volta compilata, dovrà essere inviata via fax (numero 06 49904248) al Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica dell'ISS. Le segnalazioni pervenute verranno valutate da un gruppo di esperti, composto da farmacologi, fitoterapeuti e farmacoepidemiologi e potranno fornire un utile strumento per il monitoraggio di questo problema, troppo a lungo sottovalutato.