Il 22 ottobre 2003 l'EMEA (l'Agenzia Europea per la Valutazione dei Farmaci) ha pubblicato un documento1 in cui invita i medici a non trattare pazienti naive con l'associazione tenofovir, didanosina, lamivudina e di monitorare strettamente i pazienti già in trattamento e stabilizzati con tale associazione per rilevare precocemente eventuali segni di fallimento della terapia. Infatti, uno studio clinico condotto su pazienti HIV positivi trattati con l'associazione per la prima volta ha evidenziato un'elevata percentuale di fallimenti precoci della risposta virologica e la comparsa di resistenza agli inibitori della trascriptasi inversa di tipo nucleosidico/nucleotidico come conseguenza di mutazioni virali.
Questa seconda comunicazione da parte dell'EMEA fa seguito ad un precedente documento2,che risale al 30 luglio 2003, riguardante l'associazione tenofovir, lamivudina, abacavir. Anche in questo caso, la mancata risposta virolologica, rilevata in un elevato numero di pazienti, era associata alla comparsa di mutazioni a carico della transcriptasi inversa virale in grado di conferire resistenza ai farmaci somministrati.
Gli stessi documenti invitano anche i pazienti in trattamento con queste associazioni a contattare i loro medici.