A breve distanza dalla decisione della Merck Sharp & Dohme di ritirare volontariamente dal mercato mondiale tutte le specialità a base di rofecoxib per problemi di sicurezza, da parte delle varie autorità regolatorie (FDA, EMEA, AIFA) giunge una segnalazione di allerta relativa ad un possibile aumento del rischio di eventi cardiovascolari gravi associati all'impiego a lungo termine del celecoxib.
Da un'analisi ad interim dei dati dello studio APC (Adenoma Prevention with Celecoxib), sponsorizzato dal National Cancer Institute, è emerso un aumento significativo del rischio complessivo di eventi cardiovascolari maggiori (infarto acuto del miocardio, ictus e morte per cause cardiovascolari) nei pazienti trattati con celecoxib. Lo studio, che aveva arruolato circa 2.000 pazienti affetti da poliposi adenomatosa, doveva concludersi nella primavera del 2005 e aveva l'obiettivo di valutare l'efficacia del celecoxib nel ridurre il rischio di sviluppo di polipi neoplastici del colon. La sua interruzione prematura ha fatto seguito alla rilevazione di un eccesso di rischio di 2,5 volte (rispetto al placebo) nei pazienti che assumevano 400 mg/die del COX-2 inibitore e di 3,4 volte nei pazienti che assumevano 800 mg/die.
In altri due studi, il PreSAP (con finalità simili allo studio APC, sponsorizzato dalla Pfizer) e ADAPT (Alzheimer's Disease Anti-inflammatory Preventive Trial, anch'esso sponsorizzato dalla Pfizer), questo eccesso di rischio non è stato sinora osservato.
Anche per altri due farmaci appartenenti alla classe dei COXIB sono emersi dati che ne mettono in discussione la sicurezza cardiovascolare: il valdecoxib (Bextra), recentemente commercializzato per il trattamento sintomatico di osteoartrosi, artrite reumatoide e dismenorrea primaria, ed il parecoxib (Dynastat), suo profarmaco, disponibile da qualche mese per via iniettiva, per il trattamento a breve termine del dolore post-operatorio. Due studi, condotti su un totale di 2.133 pazienti, che avevano come obiettivo la valutazione dell'efficacia analgesica e della sicurezza dei due COXIB nel trattamento del dolore conseguente ad intervento di by-pass aorto-coronarico, hanno evidenziato un aumento significativo di eventi tromboembolici gravi (es. infarto del miocardio, accidenti cerebrovascolari). Valdecoxib e parecoxib, pertanto, sono ora controindicati in questa categoria di pazienti.
La ditta Pfizer sta provvedendo ad inviare ai medici note informative relative ai dati emersi e alle conseguenti modifiche dei foglietti illlustrativi.
Alla luce dei nuovi dati disponibili, EMEA ed FDA hanno programmato una revisione generale dei dati di sicurezza dei COX-2 inibitori. Nel frattempo, in alcuni Paesi (ad es. Germania ed Inghilterra), si è scelto di promuovere alcune misure restrittive per quanto riguarda la prescrizione dei COXIB fintanto che la revisione non sarà completata. Le note diffuse ai medici possono essere così riassunte:
- i COXIB non devono essere prescritti a pazienti con malattie cardiovascolari, a rischio di infarto o ictus;
- nei pazienti affetti da malattie cardiovascolari già in trattamento con un COXIB, il farmaco dovrebbe essere sostituito con un FANS non selettivo, considerando, in caso di terapie croniche, l'opportunità di una gastroprotezione;
- i COXIB dovrebbero essere impiegati con cautela in pazienti con età > 65 anni;
- in tutti i pazienti, l'opportunità di impiegare un COXIB, piuttosto che un trattamento alternativo, dovrebbe essere valutata tenendo conto del rapporto rischio/beneficio per il singolo paziente;
- sia nel caso dei COXIB che dei FANS non selettivi si dovrebbe impiegare il dosaggio minimo efficace per il minor tempo necessario;
- la durata del trattamento non dovrebbe, comunque, mai superare i 6 mesi.