Utilizzato per la prima volta nel 1989 negli Stati Uniti, questo termine si riferiva genericamente ad alimenti o parti di alimenti in grado di offrire benefici sotto il profilo medico o sanitario, compresa la prevenzione e il trattamento delle malattie. Come spesso accade tuttavia, in mancanza di una definizione ufficiale, e di una legislazione adeguata, il termine nutraceutico ha assunto poi una valenza ancora più ampia, usato spesso come sinonimo di “cibo funzionale” o “cibo disegnato”, traduzioni per “functional food” e “designed food”. In realtà questi ultimi due termini andrebbero più correttamente riservati “ad alimenti, simili nell’aspetto ad alimenti tradizionali nei quali è stata tuttavia incorporata una sostanza o più sostanze in grado di conferire loro in base a ragionevoli presupposti scientifici particolari caratteristiche mediche o in grado di offrire loro particolari benefici in termini di salute”. Basti pensare al sale iodato con i suoi effetti benefici sul gozzo ipotiroideo o alle farine fortificate con l’acido folico per la prevenzione dei difetti del tubo neurale e ancora al successo commerciale dei latti arricchiti con omega-3 e degli yogurt con fitosteroli.
Attualmente, col termine nutraceutico si tende ad identificare un prodotto contenente una o più sostanze normalmente presenti negli alimenti, ma rese disponibili in una forma farmaceutica (es. compresse) che le contiene in forma dosata, concentrata e purificata.
Ancora oggi il termine nutraceutico non è definito né dalla legislazione italiana né da quella comunitaria. I nutraceutici vanno pertanto ricompresi nella definizione più generale degli integratori alimentari che la legge definisce come prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico; in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate, dove per “forme predosate” si intendono capsule, pastiglie, compresse, gomme da masticare e simili, polveri in bustina, liquidi contenuti in fiale, flaconi a contagocce e altre forme simili di liquidi e di polveri destinate ad essere assunte in piccoli quantitativi unitari.
Cosa hanno allora di diverso i nutraceutici rispetto agli integratori alimentari? La risposta più probabile è l’intenzione da parte di chi li produce di distinguerli con una diversa etichetta nella pletora di prodotti presenti sul mercato, mercato in forte espansione, nel quale è importante guadagnare visibilità. Nella poca chiarezza in cui ancora ci si muove in quest’area, un aspetto che merita di essere sottolineato è che, rispetto ai tradizionali integratori, il cui nome suggerisce implicitamente un ruolo di integrazione della dieta quando questa sia carente di una determinata sostanza o quando vi sia un aumentato fabbisogno, i nutraceutici sembrano cercare già dal nome di suscitare l’idea di qualcosa di più “simile ad un farmaco” e che potrebbe essere utile sia nel trattamento che nella prevenzione di determinate malattie. Come gli integratori alimentari, anche i nutraceutici non possono riportare in etichetta, nei fogli di presentazione e nella pubblicità diciture che attribuiscano loro proprietà terapeutiche, ma la promozione, attraverso altri canali di informazione quali la stampa cosiddetta "salutistica" o internet, è estremamente efficace nel creare vere e proprie mode nei comportamenti dei consumatori. Fra i vari impieghi proposti per molti di questi prodotti quelli che presentano i nutraceutici come strumenti per combattere l'invecchiamento sono quelli che colgono maggiormente nel segno, una illusione che nonostante tutto continua a tentare moltissimi potenziali utilizzatori!
Una ulteriore conseguenza di un inquadramento legislativo poco definito è la possibilità che alcune di queste sostanze possano essere presenti sia in integratori-nutraceutici sia in farmaci veri e propri.
Farmaco | Integratore/Nutraceutico | |
Acidi grassi polinsaturi omega3 | es. Esapent | es. Equatre omega3 |
Acido folico | es. Fertifol | es. Folico 3 mesi |
Antocianosidi del mirtillo | es. Mirtilene | es. Retinovit forte |
Bioflavonoidi | es. Venoruton | es. Flebil plus |
Bromelaina | Ananase | es. Dren joy |
Coenzima Q | es. Ubimaior | es. Diaberet |
Glucosamina | es. Dona | es. Flexart |
Carnitina | es. Carnitene | es. Astenix |
La distinzione fra alimenti e farmaci si va sempre più assottigliando ed è un dato di fatto che questo mercato tenda ad espandersi ulteriormente, in parte con motivazioni reali, per soddisfare esigenze di consumatori sempre più sensibili e attenti ai temi della salute, ma soprattutto perché si tratta di un settore merceologico molto redditizio. La rapida crescita di questo mercato non può prescindere perciò dalla necessità per gli operatori sanitari di reperire informazioni corrette e aggiornate. Ciò che va tenuto presente soprattutto è che molte delle asserzioni fatte per questi prodotti (e quindi delle caratteristiche vantate) spesso derivano da studi preliminari, basati solo su sperimentazioni in laboratorio, a volte utilizzando concentrazioni molto alte delle sostanze in studio, dosi che non possono trovare impiego nella pratica quotidiana e ben lontane da quelle contenute nei prodotti che poi vengono commercializzati e promossi. In altri casi, invece, l’interesse per una certa sostanza nasce da semplici osservazioni epidemiologiche e la commercializzazione/ promozione/consumo precedono qualsiasi conferma clinica, che, anzi, quasi mai arriva né viene ricercata, tranne pochissime eccezioni, come ad esempio è accaduto per gli oli di pesce, la cui importanza, intuita in base ad osservazioni epidemiologiche sulla dieta degli eschimesi, è stata poi verificata e confermata da successivi studi clinici. Alcuni componenti presenti negli alimenti esercitano sicuramente attività biologiche utili per il mantenimento del benessere e della salute dell’organismo, ma non è detto che la loro assunzione al di fuori di un contesto alimentare consenta di ottenere gli stessi benefici. Il loro ruolo può tutt’al più ritenersi additivo e non sostitutivo né di una corretta alimentazione né di un eventuale trattamento farmacologico.
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Informazioni sui Farmaci, Anno 2011, n. 5-6