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Tabella 2 - Effetti degli acidi grassi n-3 PUFA
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Diet And Reinfarction Trial (DART): Riduzione del 29% della mortalità totale in 2000 pazienti con infarto miocardico recente randomizzati a consumare 2-3 pasti di pesce grasso per settimana oppure ad una dieta standard di controllo.
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2. In aggiunta a questi risultati, il GISSI-P ha ulteriormente confermato l'importanza dell'adozione di corrette abitudini alimentari: i pazienti con consumi più elevati di frutta, verdura, pesce ed olio d'oliva avevano anche un minor rischio cardiovascolare (dati non pubblicati). Il GISSI-P non ha dimostrato soltanto l'efficacia della terapia con n-3 PUFA in aggiunta agli effetti protettivi di una dieta corretta basata sui principi della dieta mediterranea e degli interventi terapeutici di prevenzione secondaria già disponibili, ma ha permesso anche di costruire la prima carta del rischio post-IMA in una popolazione mediterranea trattata in base alle conoscenze scientifiche più attuali. E' infatti in corso di preparazione il lavoro sul follow-up a 48 mesi che aggiorna i dati già disponibili sulla prognosi a 18 mesi dei pazienti GISSI-P6. L'importanza degli algoritmi di predizione del rischio cardiovascolare "globale" (e delle carte del rischio che ne semplificano l'utilizzo) per la pratica medica è ormai ben conosciuta e sottolineata dalle più recenti raccomandazioni delle più importanti società mediche7,8. La peculiarità della carta del rischio del GISSI-P consiste senza dubbio nella documentazione degli effetti ottenibili in termini di rischio residuo non (ancora?) "eliminato" dagli interventi terapeutici attualmente disponibili - nella prevenzione secondaria post-infartuale di una popolazione mediterranea, aggirando così i limiti della carta del rischio proposta dalla Società Europea di Cardiologia per la prevenzione primaria e basata sui dati dello studio di Framingham e quindi di una popolazione del tutto particolare e "lontana" (per tanti motivi) da quella italiana9.
È necessario spendere alcune parole ancora sull'importanza della dieta nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Per troppo tempo è stato sottovalutato l'effetto protettivo di abitudini alimentati corrette basate sul "modello mediterraneo" a causa della tendenza a misurare l'efficacia delle "diete" in termini della loro capacità di ridurre la colesterolemia ematica. Non è possibile, in realtà, misurare l'efficacia preventiva di una dieta sulla base del solo effetto ipocolesterolemizzante. I recenti risultati dello studio GISSI-Prevenzione hanno confermato l'importanza dei fattori nutrizionali di "protezione". Pertanto una dieta corretta deve rimanere il cardine della prevenzione cardiovascolare anche se l'effetto ipocolesterolemizzante ottenibile dagli interventi dietetici effettuati nella vita quotidiana e al di fuori di situazioni sperimentali ideali (come in unità metabolica) è piuttosto modesto.
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