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Trattamento
Nella maggior parte dei pazienti con mal di schiena da meno di un mese e senza segni di allarme, si adotta lo stesso approccio iniziale. Il trattamento deve essere diretto ad alleviare i sintomi e a favorire una rapida mobilizzazione, fornendo nel contempo informazioni per un adeguato programma di attività fisica.
Il paziente va rassicurato del fatto che non è portatore di malattie gravi e che si presume un rapida ripresa delle normali condizioni. Il paziente va mantenuto il più attivo possibile, in attesa della ripresa spontanea (vedi algoritmo).
Alleviare il dolore
Il paracetamolo, assunto regolarmente sino alla dose massima di 3-4 grammi al giorno, di solito assicura una adeguata analgesia per un semplice mal di schiena. Se il paracetamolo dovesse risultare insufficiente, si può ricorrere ad un FANS come l'ibuprofene, alla dose di 400 mg 3 volte al giorno o 600 mg 2 volte al giorno. A questo dosaggio, l'ibuprofene presenta il miglior rapporto beneficio-rischio rispetto agli altri FANS.
In caso di risposta inadeguata si possono associare i due farmaci oppure si può aumentare il dosaggio giornaliero dell'ibuprofene arrivando sino ad un massimo di 2.400 mg.
Se questi schemi si rivelassero inadeguati, si possono tentare altri FANS come il diclofenac o il naproxene, in virtù della migliore tollerabilità gastrica rispetto ad altri composti analoghi, o si può ricorrere all'associazione tra paracetamolo e codeina.
Nel paziente in trattamento con un FANS, in linea generale, non è necessario adottare alcun trattamento profilattico, con anti-H2 o inibitori di pompa, volto a ridurre il rischio iatrogeno di danni gastrointestinali. Questo genere di complicanze è correlato alla durata del trattamento e alla dose di FANS impiegata.
Gli oppiacei vengono usualmente sconsigliati perché non si dimostrano più efficaci del paracetamolo e dei FANS, rallentano i tempi di reazione e producono una fastidiosa sonnolenza. Nel caso si decida di utilizzarli, vanno impiegati per il periodo più breve possibile (massimo 2 settimane).
Se vi è associato uno spasmo muscolare può essere utile utilizzare un miorilassante come il diazepam, ma solo per un periodo limitato (meno di una settimana) per il pericolo di abuso. I miorilassanti risultano più efficaci del placebo, ma non vi sono ragioni valide per preferire l'uno o l'altro farmaco. Non vi sono dati a sostegno dell'uso degli antidepressivi triciclici nel trattamento del mal di schiena. In questa prima fase è sconsigliato anche l'uso di corticosteroidi e della colchicina.
Alcune revisioni sistematiche recenti degli studi che hanno valutato la manipolazione e la mobilizzazione della colonna vertebrale nel trattamento del mal di schiena hanno rilevato numerosi difetti metodologici (manipolazione spinale = estensioni forzate ad alta velocità a livello di una articolazione oltre il suo normale range di movimento; mobilizzazione spinale=movimenti passivi lenti nell'ambito o al limite dell'ampiezza del normale movimento articolare).
Complessivamente, gli studi indicano, comunque, che la manipolazione e la mobilizzazione possono garantire un miglioramento di breve durata del dolore e del livello di attività nei pazienti con semplice lombalgia acuta, senza segni di radicolopatia.
Non vi è alcuna dimostrazione di efficacia per l'uso di terapie fisiche, massaggi, trazioni vertebrali, ultrasuoni, laser, TENS, tecniche di bio-feedback, infiltrazioni articolari, agopuntura e altre tecniche correlate.
Le infiltrazioni epidurali di cortisonici si sono dimostrate utili nelle radicolopatie persistenti, allo scopo di evitare il ricorso al trattamento chirurgico, ma sono da evitare nel dolore di recente insorgenza.
Il riposo a letto
Per i pazienti con una semplice lombalgia acuta, il ritorno immediato o precoce alla normale attività fisica, lavoro compreso, comporta il recupero più rapido in termini assoluti. Riduce inoltre le assenze dal lavoro e il numero delle recidive. I pazienti devono essere rassicurati sul fatto che per riprendere la piena funzionalità è meglio rimanere attivi che stare a riposo e sul fatto che la recrudescenza del dolore che avvertono all'inizio non corrisponde ad un danno a carico della schiena. Contrariamente a quanto si è sempre pensato, il prolungato riposo a letto e la limitazione delle attività quotidiane sembrano favorire l'invalidità, perché determinano ipotonia muscolare e debolezza. Un breve periodo di riposo (limitato a 1-3 giorni al massimo) può costituire una scelta opportuna per i pazienti con sciatica e dolore intenso. Il riposo a letto per un periodo di tempo superiore ai 4 giorni è generalmente sconsigliato.
Entro due settimane dall'insorgenza del mal di schiena, i pazienti dovrebbero iniziare ad esercitare attività minimamente impegnative quali camminare, andare in bicicletta o nuotare. Anche se questo determina un incremento della sintomatologia, al paziente deve essere consigliato un programma di esercizi volti a rafforzare l'attività dei muscoli del dorso, soprattutto in caso di persistenza dei disturbi.
Gli esercizi di stretching dei muscoli lombari non sembrano di alcuna utilità.
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