In questi giorni i mass-media hanno ripetutamente riferito di numerosi casi di infezione, nella Provincia di Ravenna, dovuti al virus Chikungunya. Il virus, appartenente alla famiglia degli Arbovirus, è originario dei Paesi e isole dell'area dell'Oceano Indiano (India, Malaysia, Madagascar, Indonesia, Mauritius, Mayotte, Seychelles, Comore), le uniche zone dove, fino ad ora, si sono manifestati focolai di infezione. Si tratta quindi di una malattia tipicamente tropicale. L'infezione si trasmette solo a seguito di punture di zanzare infette, soprattuttoAedes egypti (la stessa che trasmette la febbre gialla e la dengue), Aedes polynesiensis e Aedes albopticus, quest'ultima meglio nota come zanzara tigre, presente anche nel nostro Paese. La Chikungunya non si trasmette né per contatto diretto tra uomo e uomo né per via aerea.
Il virus provoca una malattia ad andamento benigno. Dopo un periodo di incubazione di 3-12 giorni compare una sintomatologia simile all'influenza che include febbre anche elevata, brividi, mal di testa e dolori articolari e muscolari piuttosto intensi (da cui deriva il nome della malattia: chikungunya, infatti, in lingua makondè (non swahili) significa "ciò che curva" o "contorce", per indicare che spesso per contrastare il dolore i pazienti tendono ad assumere posizioni antalgiche particolari e a limitare molto i movimenti). Spesso è presente anche un'eruzione cutanea ed in alcuni casi anche sintomi gastrointestinali. Di solito dura pochi giorni e si risolve spontaneamente. Il trattamento si limita all'assunzione di farmaci sintomatici come paracetamolo e antinfiammatori (ad eccezione dell'aspirina), anche se la loro efficacia si è rivelata modesta, reintegrazione dei fluidi e riposo a letto. I dolori articolari possono persistere per mesi e richiedere trattamento con antidolorifici. In persone anziane, o con importanti patologie concomitanti, sono possibili gravi complicanze così come avviene per altre malattie virali quali l'influenza. Non esiste allo stato attuale un vaccino specifico nei confronti del virus Chikungunya.
Ogni anno in molti Paesi europei, inclusa l'Italia, vengono registrati numerosi casi di malattia, che si manifesta soprattutto nei viaggiatori al ritorno dalle aree endemiche: viaggi esotici, ma anche commercio internazionale e fenomeni migratori fanno sì che anche le malattie trasmesse da vettori "viaggino" e possano diventare un problema di sanità pubblica in paesi lontani dalle aree d'origine. Si tratta insomma di una delle tante conseguenze della "globalizzazione", per usare un termine ormai abusato. Normalmente si tratta di casi isolati senza sviluppo di epidemie. Nei casi registrati nel corso di questa estate, tuttavia, la concomitanza di fattori quali l'alta densità della popolazione di zanzare e il periodo stagionale favorevole, hanno evidentemente favorito la diffusione del virus febbrile: si tratta infatti del primo focolaio epidemico al di fuori delle aree endemiche. Nell'area dove si sono manifestati i casi, gli interventi intrapresi sembrano essere risultati efficaci nel ridurre la diffusione della malattia.
Consigli per la prevenzione
Gli interventi efficaci per la prevenzione e il controllo della diffusione dell'infezione si basano unicamente sulla eliminazione del vettore e sulle misure di protezione individuale che impediscono il contatto tra le persone e gli insetti.
Ora perciò esiste un motivo in più per sollecitare i cittadini a contribuire efficacemente alla lotta alla zanzara tigre mettendo in atto tutti quei provvedimenti, ormai ben noti, volti da un lato a limitare la disponibilità di acqua stagnante dove le zanzare possano deporre le uova e dall'altro ad evitare nascita delle zanzare dalle uova deposte (impiego di larvicidi):
evitare l'abbandono di materiali in cumuli all'aperto che possano raccogliere l'acqua piovana
eliminare l'acqua dai sottovasi, dagli annaffiatoi, dai bidoni, dai copertoni
innaffiare direttamente con le pompe gli orti e i giardini, senza mantenere riserve di acqua a cielo aperto
pulire bene i vasi prima di ritirarli all'interno durante i periodi freddi. L'abitudine di portare le piante al riparo dai freddi invernali, infatti, è probabilmente una delle cause che generano, all'arrivo della primavera quando le temperature salgono e le piante vengono nuovamente esposte e innaffiate, la schiusa delle uova invernali facilitando notevolmente la diffusione della zanzara stessa nell'ambiente
trattare i tombini e tutti i recipienti posti all'esterno dove si raccoglie acqua piovana, ogni 7-10 giorni con prodotti larvicidi specifici che si acquistano in farmacia. In particolare, il prodotto più diffuso e consigliato è il Bacillus thuringiensis israelensis (es. Biolarkim, Vectobac DT). Si tratta di un batterio capace di produrre una tossina ad azione molto specifica contro la zanzara tigre. I prodotti a base di questo batterio presentano numerosi vantaggi: sono naturali e non di sintesi chimica, si degradano molto velocemente, e il batterio, già presente nell'ambiente, uccide solo le larve di Aedes albopictus.
Consigli per chi parte verso zone epidemiche
Coloro che intendono recarsi in zone epidemiche dovranno adottare le solite precauzioni generali per difendersi dalle punture delle zanzare: applicare sulla cute esposta insettorepellenti a base di DEET con concentrazioni di principio attivo non inferiori al 30% (es. Zanzarella Ultraprotection, OFF Active), ripetendo l'applicazione, in caso di sudorazione intensa, ogni 2-3 ore; usare zanzariere sopra il letto e alle finestre, spruzzare insetticidi a base di permetrina (es. Bio Kill) negli ambienti (eventualmente anche sulle zanzariere e sugli abiti) o usare le spirali antizanzare al piretro; indossare abiti chiari e a maniche lunghe e pantaloni lunghi; evitare l'uso di profumi. Gli insettorepellenti possono essere applicati anche in concomitanza a protettivi solari (applicando prima il solare e poi il repellente) tenendo conto tuttavia che la capacità protettiva del solare potrebbe venire ridotta. E' importante ricordare che le zanzare vettori di questa malattia sono attive non solo alla sera, ma anche durante il giorno.
In caso di febbre di qualsiasi natura, soprattutto se accompagnata da dolori articolari, occorre raccomandare ai viaggiatori di rientro da un viaggio in una zona in cui è presente la malattia di segnalare al proprio medico, o alla struttura ospedaliera a cui si sono rivolti, i Paesi in cui si sono recati.