L'estate è ormai arrivata e molti si rivolgono alla farmacia per acquistare un protettivo solare adeguato. Ecco qualche puntualizzazione per dissipare eventuali dubbi.
I "solari": qualcosa di più che semplici cosmetici
L'ente regolatorio americano, l'FDA, ha recentemente annunciato una significativa modifica delle modalità di etichettatura dei prodotti solari, volta da una parte a spingere il mercato verso prodotti che incontrano modernistandard di efficacia e sicurezza e dall'altra ad orientare i consumatori ad una scelta più consapevole ed un impiego corretto: i filtri solari dovranno superare test sulla protezione non solo dai raggi UVB, ma anche UVA e solo i prodotti con SPF maggiore di 15 e con copertura ad ampio spettro potranno riportare la dicitura "se impiegato secondo le istruzioni e assieme ad altre misure di protezione dal sole, riduce il rischio di cancro della pelle e di invecchiamento cutaneo precoce".
I prodotti inoltre dovranno riportare istruzioni per un corretto impiego e non potranno essere etichettati come impermeabili all'acqua (water proof), ma come resistenti all'acqua (water resistant), precisandone la durata. Considerato il ruolo che un'adeguata protezione solare riveste nella prevenzione del cancro della pelle, un'analoga modifica dell'etichettatura sarebbe auspicabile anche per i prodotti solari presenti sul mercato italiano.
UVA e UVB: quali differenze?
La radiazione ultravioletta del sole ha due componenti principali: gli UVA (95%), con una lunghezza d'onda tra 315 e 400 nm, e gli UVB (5%) tra 280 e 315 nm. Gli UVA sono ritenuti responsabili dell'invecchiamento cutaneo e gli UVB dell'eritema [che in effetti è dovuto per l'80% a queste radiazioni]. Entrambi i tipi di radiazioni, comunque, danneggiano la pelle e possono causare tumori cutanei. I lettini e le lampade abbronzanti emettono principalmente radiazioni UVA, con un'intensità che può essere 10-15 volte maggiore di quella del sole di mezzogiorno. Gli UVA passano anche attraverso il vetro (es. parabrezza dell'auto), che invece blocca gli UVB.
Protezione solare: verso gli UVA o gli UVB?
Il fattore di protezione solare (SPF-Sun protection factor) è un numero che indica la protezione offerta da un protettivo solare nei confronti della comparsa dell'eritema: fornisce cioè una indicazione di quanto tempo impiega la cute protetta a sviluppare eritema in risposta ai raggi UV rispetto alla cute non protetta. Di fatto rappresenta la frazione eritematogena di luce UV che penetra attraverso il filro solare: ad esempio un filtro con SPF 15 significa che lascia passare 1/15 della frazione eritematogena. Essendo gli UVB la frazione eritematogena della luce ultravioletta, l'SPF indica primariamente il grado di protezione nei confronti degli UVB. I protettivi solari in commercio associano in genere differenti filtri UV per ottenere una copertura ad ampio spettro, anche verso gli UVA, ma nessun protettivo solare è in grado di filtrare tutte le radiazioni UV, quindi nessun prodotto protegge in modo completo. La definizione di "schermo totale" non è perciò corretta. La protezione nei confronti degli UVA, inoltre, ancora oggi non è espressa secondo uno standard internazionale. Nel Regno Unito si usa ad esempio un sistema di classificazione a stelle (chiamato "Boots star rating System"), che indica il rapporto di protezione UVA/UVB, non riconosciuto in altri paesi.
Fattore di protezione: più alto è meglio è?
All'aumentare del fattore di protezione si riduce la frazione di fotoni UV eritematogeni che raggiunge la pelle. Pertanto, ad un SPF più alto corrisponde una maggiore protezione. La differenza purtroppo non è però così rilevante come si sarebbe portati a pensare: ad esempio non significa che un protettivo con un SPF 30 protegga il doppio di uno con SPF 15, ma semplicemente che il primo lascia passare circa il 3% della frazione eritematogena della luce ultravioletta (1/30) e ne blocca perciò il 97% mentre il secondo ne lascia passare circa il 7% (1/15) e ne blocca il 93%. Così se prendiamo un SPF 50 ne lascia passare il 2% (1/50) e ne blocca il 98%. I protettivi con fattore di protezione alto proteggono di più, ma non molto di più. Inoltre va tenuto presente che la protezione reale fornita da uno schermo è condizionata dalla quantità di prodotto applicata. L'SPF viene determinato in un test di laboratorio condotto applicando quantità di prodotto pari a 2mg/cm2 (ciò significa che per cospargere tutto il corpo occorrono mediamente circa 35 ml di prodotto!!), quantità ben lontane dalle reali condizioni d'impiego.
Pertanto gli schermi solari, nelle quantità che vengono applicate sulla cute nelle reali condizioni d'uso, forniscono un grado di protezione molto inferiore a quello indicato in etichetta. D'altro canto, l'applicazione di quantità pari a quelle dei test sarebbe poco confortevole oltre che piuttosto costosa (una confezione da 200ml basterebbe per circa 5 applicazioni in tutto il corpo). Per compensare, alcuni dermatologi raccomandano di fare 2 applicazioni successive (una 15-30 minuti prima di esporsi al sole e l'altra 15-30 minuti dopo l'inizio dell'esposizione) oppure di non utilizzare mai un SPF inferiore a 30, verificando che protegga anche nei confronti degli UVA. In base a queste considerazioni sarebbe auspicabile che i test per l'SPF venissero realizzati in condizioni più simili a quelle reali, così da rendere l'SPF un fattore più utile e predittivo!
I protettivi solari riducono il rischio di cancro alla pelle?
L'esposizione alle radiazioni sia del sole che delle lampade abbronzanti è un fattore di rischio per l'insorgenza di tutti i tipi di cancro alla pelle. Le radiazioni UV interagiscono coi cromofori (componenti molecolari che assorbono la luce visibile o i raggi UV) e sono in grado di danneggiare il DNA, l'RNA, le proteine e i lipidi. L'effetto immediato di questa azione è l'eritema ("scottatura solare"), mentre con l'esposizione prolungata si produce un invecchiamento della pelle (ruvidità e raggrinzimento) e si ha il rischio di carcinogenesi. I tre principali tipi di tumori cutanei sono rappresentati dal melanoma maligno, dal carcinoma basocellulare e dal carcinoma a cellule squamose (o spinocellulare). Il melanoma, pur rappresentando meno del 5% di tutti i tumori della pelle, è la forma a più elevata mortalità. La sua incidenza è in costante crescita soprattutto nella popolazione giovane ed è correlata all'esposizione al sole, in particolare alle ustioni solari: dati epidemiologici indicano che 5 ustioni solari in un decennio triplicano il rischio di malattia! Gli studi disponibili dimostrano che l'impiego di protettivi solari è efficace nel prevenire il carcinoma a cellule squamose, mentre le evidenze non sono concordi sulla capacità di prevenire il carcinoma basocellulare o il melanoma. Perciò i consigli per promuovere la prevenzione del cancro della pelle dovrebbero tendere non solo ad aumentare l'uso di protettivi solari, ma soprattutto a migliorare il livello di attenzione e le precauzioni nei confronti dell'esposizione al sole. I filtri non devono spingere a rimanere al sole più a lungo di quanto si farebbe normalmente. Le misure protettive consistenti nell'evitare le ore più calde del mezzogiorno e nel portare indumenti protettivi e un cappello sono cruciali e risultano molto più economiche dei filtri solari.
Lo studio principale che ha valutato l'efficacia dei protettivi solari è un ampio studio controllato della durata di 4 anni e mezzo, condotto in Australia su 1621 soggetti di età compresa tra i 25 e i 75 anni randomizzati a utilizzare o un protettivo solare con almeno SPF 15 in modo sistematico ogni giorno o a discrezione. Nei soggetti che avevano utilizzato il protettivo secondo protocollo si è avuta una riduzione del 40% dell'incidenza di carcinoma a cellule squamose rispetto a quelli che avevano utilizzato il protettivo a propria discrezione. Lo stesso studio non ha dimostrato alcun effetto sull'incidenza di carcinoma basocellulare, mentre l'incidenza di melanomi primari, pur risultando inferiore non ha però raggiunto la significatività statistica.
I protettivi solari sono sicuri nei bambini?
Premesso che fino a 6 mesi i bambini vanno tenuti sempre all'ombra, quando sono più grandicelli vanno protetti con fattori di protezione elevati durante qualsiasi esposizione solare, rinnovando spesso l'applicazione. Nonostante i dubbi espressi da alcuni pediatri sul potenziale assorbimento sistemico degli ingredienti del protettivo solare in particolare nei più piccoli, a causa della maggiore permeabilità cutanea e dell'elevato rapporto superficie corporea-volume, finora non è stato identificato nel bambino alcun effetto indesiderato derivante dall'esposizione sistemica ai protettivi solari.
I protettivi solari riducono l'effetto del sole sulla produzione di vitamina D?
L'esposizione alle radiazioni ultraviolette di lunghezza d'onda al di sotto dei 315 nm (UVB) stimola la sintesi di vitamina D a livello della pelle. Poiché i protettivi solari assorbono le radiazioni UVB si potrebbe pensare che un loro uso regolare possa portare ad una ridotta sintesi della vitamina. In effetti è dimostrato che un protettivo con fattore di protezione 15 riduce del 99% la sintesi di vitamina D. Tuttavia, poichè per assicurare una adeguata formazione di vitamina D è sufficiente un'esposizione breve (es. 15 minuti 2-3 volte la settimana e leggermente di più per persone con pelle più scura) anche di aree del corpo limitate come mani, braccia, viso o schiena, questa eventualità, nelle normali condizioni d'uso dei protettivi solari, è del tutto improbabile.
Un'abbronzatura di base prima della vacanza protegge la pelle?
Alcuni pensano che partire per le vacanze già un pò abbronzati consenta di evitare le scottature e renda superfluo il ricorso ai protettivi solari. Questo "escamotage", promosso come abbronzatura "pre-vacanze" è tutt'al più equivalente ad un fattore di protezione 3-4, quindi non solo offre una protezione molto bassa, ma induce un falso senso di sicurezza che porta ad utilizzare di meno i protettivi e a prolungare l'esposizione al sole aumentando il rischio di danni al DNA delle cellule cutanee. Lo stesso dicasi in caso di applicazione di "autoabbronzanti". Questi prodotti contengono sostanze come l'eritrulosio e il diidrossiacetone (DHA) che reagiscono con la cheratina dello strato corneo della pelle conferendole una colorazione arancio-marrone, indipendente dalla produzione di melanina. Nonostante "colorino" la pelle, è necessario consigliarne l'uso sempre in associazione ai protettivi solari. La maggior parte, infatti, non contiene filtri solari.
Chi ha la pelle scura ha bisogno di protettivi solari?
Tutti i fototipi necessitano di protezione dalle radiazioni UV solari e dal rischio cancerogeno ad esse connesso.
In conclusione
L'importanza di utilizzare protettivi solari è fuori discussione. Tuttavia l'uso di filtri solari non deve rappresentare un alibi per una permanenza eccessiva al sole. Limitare comunque l'esposizione, evitandola nelle ore più calde del giorno, indossare abitualmente indumenti protettivi, cappello e occhiali da sole sono misure altrettanto importanti, se non di più!
Novità sulle lampade abbronzanti
Nel 2009 l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato i dispositivi che emettono radiazioni UV per l'abbronzatura artificiale come cancerogeni per l'uomo (gruppo I). Un recente Decreto dei Ministeri della Salute e dello Sviluppo Economico sugli apparecchi elettromeccanici per uso estetico impone lo stop all'utilizzo di lampade per l'abbronzatura ai minori di 18 anni, donne in gravidanza, soggetti che hanno sofferto o soffrono di neoplasie e che si scottano con facilità a seguito dell'esposizione a raggi solari.
Bibliografia di riferimento
· Do sunscreens have a role in preventing skin cancer? DTB 2011;49:69-72.
· Lin JS et al. Behavioral Counseling to Prevent Skin Cancer: Systematic Evidence Review to Update the 2003 U.S. Preventive Services Task Force Recommendation [Internet]. Agency for Healthcare Research and Quality (US); 2011 Feb. Report No.: 11-05152-EF-1.
· Prodotti solari rivisitati. The Medical Letter 2011; XL:33-34.
· Fryhofer S. A. Staying Sun Safe: Confessions of a Former Tanner. Marzo 2011 Medscape Internal Medicine www.medscape.com
· Decreto Interministeriale 12 maggio 2011.