Dr. Gianluigi Rossi Specialista Allergologo AUSL Reggio Emilia
Vi sono rapporti tra allergia ai pollini ed allergie alimentari? Questa domanda viene posta spesso all'allergologo. La risposta è affermativa, anche se è necessario fare chiarezza su alcuni aspetti.
Una idea, errata, da confutare è quella che la dieta possa favorire l'insorgenza di una allergia ai pollini. Accade infatti il contrario. La sensibilizzazione allergica verso i pollini (acquisita principalmente attraverso il contatto con le mucose dell'occhio, del naso e del cavo orale, meno facilmente attraverso l'intestino e la cute) può, in alcuni soggetti, favorire la comparsa di manifestazioni allergiche verso alimenti di tipo vegetale. Quindi l'allergia alimentare è conseguenza di quella respiratoria, non viceversa. Quanto è frequente questo fenomeno? Non vi sono dati di assoluta certezza. Indicativamente si può ritenere che interessi non più del 20-30 % dei soggetti allergici al polline di betulacee e di graminacee. Meno frequentemente possono essere coinvolti gli allergici a pollini di altre piante, come le composite. La relazione tra allergia respiratoria ed allergia alimentare è circoscritta agli alimenti vegetali e non coinvolge alimenti di origine animale come latte, uova, carne, pesce. Vi sono infatti particolari sostanze (glicoproteine) condivise tra polline e frutta (non dimentichiamo che il frutto origina da un fiore fecondato da polline) ed alcune di queste sostanze hanno potere allergizzante. Si tratta dei cosiddetti "pan-allergeni", cioè sostanze allergeniche ampiamente diffuse all'interno del mondo vegetale. La ricerca allergologica in questi ultimi anni ha compiuto progressi davvero notevoli nello studio dei pan-allergeni, i principali dei quali sono stati raggruppati in alcune famiglie, contraddistinte da nomi o sigle particolari come PR10, LTP (Lipid Transfer Proteins), profiline, TLP (Thaumatin–like-Proteins) ed altre ancora, di cui oggi conosciamo la struttura chimica e molte proprietà biologiche ed immunologiche. Le principali famiglie di pan-allergeni coinvolte nella allergia incrociata tra pollini e frutta sono le profiline e, soprattutto, le PR-10, in particolare una loro varietà denominata Bet v 1- like in quanto condivisa con il polline della betulla. Si tratta di sostanze caratterizzate da una spiccata labilità sia nei confronti del calore che dell'azione dei succhi digestivi. Pertanto le PR-10, che sono particolarmente abbondanti nella polpa della frutta, scompaiono con la cottura. Inoltre possono causare allergia solo prima di arrivare allo stomaco, ove vengono inattivate dai succhi gastrici. Di conseguenza, i sintomi di allergia sono limitati al cavo orale (prurito alla lingua, al palato, alla gola, gonfiore e senso di formicolio alle labbra) e si manifestano solo per ingestione di frutta fresca. Tale allergia viene definita "sindrome orale allergica" ed è appunto tipica dei soggetti allergici al polline di betulla (che riconoscono principalmente le molecole Bet v 1- like presenti nella mela e negli altri frutti della famiglia delle rosacee quali prugna, albicocca, ciliegia, ecc.) ed al polline di graminacee (che riconoscono frequentemente profiline presenti nel melone e nell'anguria). Si può quindi dire che, normalmente, l'allergia alimentare legata alla pollinosi non sia clinicamente grave, limitandosi essenzialmente al cavo orale senza diffondersi nell'organismo. Tuttavia, non bisogna credere che tutte le allergie per la frutta siano patologie banali. Vi sono infatti dei pan-allergeni (LTP in particolare) che sono stabili sia al calore che ai succhi gastrici. Le persone sensibilizzate a tali sostanze (che sono diffuse in molti frutti e verdure ma sono poco diffuse nei pollini, ad esempio sono del tutto assenti nel polline di graminacee) possono manifestare sintomi di allergia generalizzata (orticaria diffusa, edemi delle mucose, ostruzione respiratoria, in alcuni casi anche shock anafilattico) dopo ingestione di frutta e/o verdura, anche cotta. Tali persone, molto spesso, non sono allergiche ai pollini ma esclusivamente a frutta e verdura. La maggior parte delle reazioni gravi di allergia alimentare (anafilattiche) che si verificano in Italia e che devono essere trattate con adrenalina auto-iniettabile oppure in Pronto Soccorso sono dovute alle Lipid Transfer Proteins presenti nelle frutta. Il problema si complica se consideriamo che alcuni frutti di largo consumo (ad esempio pesca e nocciola) possono contenere sia allergeni labili (PR 10) che stabili (LTP). Quindi l'eventuale allergia nei loro confronti presenta un livello di rischio molto diverso a seconda della componente verso cui è rivolta la sensibilizzazione allergica. In altre parole l'allergia alla nocciola si può manifestare con una semplice sindrome orale allergica (soggetti sensibilizzati a PR 10, solitamente affetti da pollinosi) oppure con sintomi anafilattici (sensibilizzati a LTP, solitamente non pollinosici). Risulta pertanto evidente l'importanza della diagnosi allergologica che quando necessario deve anche avvalersi delle metodiche più avanzate (allergologia molecolare) che forniscono informazioni più precise rispetto alle indagini tradizionali (test cutanei e ricerca IgE specifiche) che, utilizzando come materiali diagnostici estratti che contengono una miscela dei vari componenti, indicano l'eventuale positività (sensibilizzazione) verso una determinata fonte allergenica ma non sono in grado di determinare verso quale componente dell'estratto la persona è sensibilizzata. Esiste una cura per questo tipo di allergie? Certamente, in caso di sintomi allergici dopo ingestione di alimenti vegetali è necessario evitarli in seguito, con molta attenzione nel caso in cui la sintomatologia sia stata di tipo generale e non limitata al cavo orale oppure quando la sindrome orale allergica si sia presentata in soggetti sensibilizzati a proteine stabili (es. LTP) che presentano la potenzialità di indurre reazioni generalizzate. Nel caso invece il soggetto, anche se sensibilizzato, non presenti sintomi dopo ingestione dell'alimento non è opportuno che elimini l'alimento in via preventiva. Tuttavia, nel caso in cui la sensibilizzazione sia rivolta verso LTP, sarà utile fare attenzione ad eventuali sintomi anche lievi (ad es. sensazione di prurito al cavo orale) che sono premonitori di allergie più gravi. E' consigliabile che i soggetti sensibilizzati a LTP, anche se asintomatici, sbuccino sempre la frutta e la verdura (le LTP sono concentrate principalmente nella buccia) ed evitino sforzi fisici intensi subito dopo avere mangiato pesche (principali fonti di LTP) o bevuto succhi alla pesca. Infine va detto che l'immunoterapia specifica (vaccino) per il polline di graminacee o di betulla in alcuni casi può diminuire, oltre ai sintomi tipici della pollinosi (rinite, congiuntivite, asma) anche quelli alimentari correlati alla frutta, tuttavia questo effetto non si ottiene in tutti i soggetti vaccinati. Attualmente sono allo studio vaccini specifici per l'allergia alle componenti "pericolose" dei vegetali (LTP in particolare), i quali tuttavia non possono essere utilizzati di routine essendo ancora in uno stadio sperimentale.
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