Sempre più spesso questo termine viene utilizzato nella presentazione di nuovi cosmetici. Si tratta realmente di una nuova categoria di prodotti o è l’ennesima invenzione degli esperti di marketing per attribuire a certi cosmetici quel “qualcosa in più”, inesistente, che garantisca maggiori vendite?
Cos’è un cosmetico.
Secondo la legge vigente (legge 713/81), è un prodotto o una sostanza non medicinale, destinata ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (pelle, peli e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni), oppure sui denti e sulle mucose della bocca, allo scopo, esclusivo o prevalente, di pulire, profumare, modificare l'aspetto, correggere gli odori corporei, proteggere e preservare il buono stato di salute. I prodotti cosmetici non hanno finalità terapeutiche né possono vantare attività terapeutiche.
La denominazione cosmeceutico è formata da due parole "cosmetico" e "farmaceutico". Si tratta di prodotti cosmetici (creme, lozioni, emulsioni) che, utilizzati per applicazioni locali sulla cute, non vantano solamente finalità estetiche come un cosmetico tradizionale ma anche un'azione farmaco-simile. Insomma, non sono farmaci ma aspirano ad essere qualcosa di più di semplici cosmetici anche se, proprio perché cosmetici, risultano per legge applicabili solo sulla cute sana. Pur non essendo classificabili come farmaci, possono contenere principi attivi presenti anche in specialità medicinali , oppure principi attivi tradizionalmente utilizzati in campo cosmetico ma a concentrazione più elevata o, ancora, ingredienti con caratteristiche di innovatività rispetto a formulazioni già in commercio. Ecco allora definizioni che vanno da “la massima evoluzione del cosmetico”, a “creme superattive” o “ creme che agiscono in profondità”. In ogni caso vengono vantate capacità di produrre effetti superiori ai cosmetici tradizionali, ma “nel pieno rispetto della pelle, senza arrecare alcun tipo di problema”. Non viene richiesto però che questi effetti superiori vengano documentati, a differenza di quanto avviene per l’efficacia dei farmaci. Non rientrano fra i cosmeceutici invece quei prodotti che pur avendo finalità estetiche/cosmetiche sono destinati ad una assunzione orale. Questi rientrano a pieno titolo negli integratori. La legge italiana definisce in modo preciso i cosmetici e i farmaci ma non esiste alcuna norma che regolamenti i cosmeceutici. L’assenza di una definizione certa del termine cosmeceutico ma soprattutto di una precisa regolamentazione, colloca questi prodotti “ibridi” in una zona grigia. Da un lato non è possibile individuare una lista certa di ingredienti che possono conferire ad un determinato prodotto lo status di cosmeceutico, dall’altro non va sottovalutato il rischio che questa strada possa essere sfruttata per commercializzare come "cosmetici" prodotti contenenti sostanze con azioni farmacologiche ben precise aggirando le norme previste invece per i farmaci: le procedure di registrazione (da parte del Ministero della Salute), le norme che regolamentano la prescrizione/consiglio (da parte del medico/ farmacista) e la distribuzione (che può avvenire anche attraverso altri canali oltre la farmacia). L’abbassamento della soglia di sicurezza per il cittadino potrebbe essere in questo caso un aspetto non trascurabile. Un po’ di chiarezza forse potrà venire dall'applicazione di un regolamento comunitario, entrato in vigore nel giugno 2009 ma che troverà piena attuazione solo nel 2013. Questo regolamento non ammette una categoria intermedia fra cosmetici e farmaci, ma ridefinisce in modo più estensivo il “cosmetico”, fornisce una lista di ingredienti permessi e non, stabilisce che nell'etichetta e nella pubblicità dei prodotti cosmetici non vanno impiegati diciture, denominazioni, marchi, immagini o altri segni, figurativi o meno, che attribuiscano ai prodotti stessi caratteristiche o funzioni che non possiedono e, infine, introduce un sistema di controllo dei prodotti da parte degli Stati membri e un sistema di cosmetovigilanza. Nel frattempo, per i consumatori, orientarsi fra gli accattivanti messaggi informativi e/o promozionali della ditte produttrici è tutt'altro che semplice: l'ambiguità è spesso voluta per indurre la convinzione che un prodotto cosmeceutico sia in un certo senso "più attivo" o "più efficace" di un normale prodotto cosmetico. Il consiglio del farmacista diventa perciò indispensabile per indirizzare i consumatori. Non va trascurato il fatto che in generale si tratta di prodotti mediamente più costosi. Alcuni punti fermi da ricordar
la presentazione e la denominazione dei cosmetici non dovrebbe indurre i consumatori a confondere i prodotti per la cosmesi e l’igiene personale con i farmaci: né un cosmetico, né un cosmeceutico possono curare malattie della pelle, degli annessi cutanei (es. capelli, unghie) né delle mucose sulle quali vengono applicati;
alcuni problemi che vengono a volte vissuti come "malattie", in realtà sono dei semplici inestetismi (es. le "macchie brune" della pelle, la cosiddetta "cellulite", ecc.) che possono tutt'al più trovare qualche miglioramento in seguito all'impiego di cosmetici appositamente formulati ma non essere risolti;
anche i cosmeceutici (come del resto tutti i cosmetici) pur essendo caratterizzati da un elevato grado di sicurezza, possono provocare reazioni allergiche o irritative, anche se il prodotto è definito "ipoallergenico" da chi lo produce.
Reazioni cutanee locali da cosmetici
Con l'impiego sempre più diffuso di prodotti cosmetici anche le reazioni allergiche sono in aumento. Circa il 10% delle persone che usano prodotti cosmetici manifesta reazioni locali, che si definiscono genericamente dermatiti da contatto da cosmetici. Solo il 20% di queste reazioni, però, sono delle vere e proprie dermatiti da contatto di natura allergica, mentre l’80% sono dermatiti da contatto di natura irritativa. Si tratta tuttavia di dati molto approssimativi perché la frequenza delle reazioni allergiche ai cosmetici non è di facile valutazione dal momento che, soprattutto se sono di lieve entità, questo genere di problemi non viene neppure portato all'attenzione del medico, poiché quando si manifesta, in genere si opta semplicemente per la sostituzione del prodotto che ha causato la reazione.
I cosmetici rappresentano la prima causa di dermatite allergica da contatto non professionale e i cosmetici che non devono essere risciacquati ne sono responsabili in misura maggiore di quelli a risciacquo a causa del più lungo tempo di contatto degli allergeni con la pelle. Possono causare anche altri problemi come l'orticaria da contatto, che si manifesta con la comparsa, in breve tempo, di ponfi nelle sedi di applicazione del cosmetico, le fotodermatiti tossiche ed allergiche (scatenate ad esempio dall'essenza di bergamotto e successiva esposizione alle radiazioni solari), le dermatiti pigmentarie. Quando si parla di reazioni cutanee locali legate all'uso di cosmetici, tuttavia, non è facile capire se si tratta di una dermatite irritativa da contatto o di una dermatite allergica, di fotosensibilità o di orticaria, e così si è portati a semplificare facendo riferimento a un concetto generico di allergia o di ipersensibilità ai cosmetici.
Bibliografia di riferimento
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-AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato). Pratiche commerciali scorrette e pubblicità ingannevole e comparativa. www.agcm.it/.