Dal punto di vista clinico, le ipoglicemie gravi possono accrescere il rischio di morte improvvisa nelle persone con diabete di tipo 2, ma probabilmente anche in quelle con diabete di tipo 16. Inoltre, ipoglicemie ripetute possono essere responsabili nelle persone anziane di aumentato rischio di danno cardiovascolare, cerebrovascolare, di demenza e di incidenti e cadute6-9. Questi dati sono particolarmente preoccupanti alla luce dell’elevata prevalenza del diabete fra le persone anziane (due terzi delle persone con diabete di tipo 2 hanno più di 65 anni) e dei trend in crescita della popolazione ultrasessantacinquenne nel nostro Paese, aumentata di due milioni fra il 2002 e il 2010. La crescita del numero di soggetti diabetici anziani, con pluripatologie e in trattamento polifarmacologico, renderà il problema delle ipoglicemie sempre più rilevante. Le ipoglicemie rappresentano inoltre una importante causa di costi diretti ed indiretti. Nel corso di un anno, fino a un terzo dei soggetti con diabete di tipo 1 di lunga durata e un quinto di quelli con diabete di tipo 2 in terapia insulinica presentano almeno un episodio di ipoglicemia grave, che spesso richiede l’ospedalizzazione10. Da un database amministrativo è stato stimato che, nella sola Inghilterra, il trattamento delle ipoglicemie ammonti in un anno a 13 milioni di sterline11. Ai costi diretti vanno poi aggiunti i costi indiretti, legati alla perdita di produttività ed assenza dal posto di lavoro. Da uno studio condotto in quattro Paesi (USA, Gran Bretagna, Germania, Francia) è stato calcolato che i costi indiretti attribuibili alle sole ipoglicemie sintomatiche ammontano in media in un anno a 2.295 dollari per paziente12. La rilevanza del problema ipoglicemie negli anziani è ribadita da uno studio recentemente pubblicato. Lo studio ha stimato che negli Stati Uniti ci siano ogni anno oltre 265.000 accessi al pronto soccorso per eventi avversi da farmaci nella popolazione dei soggetti dai 65 anni in su. Due terzi di questi accessi sono risultati attribuibili a sole 4 classi di farmaci: warfarin, insuline, ipoglicemizzanti orali e antiaggreganti. I farmaci antidiabetici erano responsabili di un quarto di tutti gli accessi per eventi avversi da farmaci13. Nonostante l’ampio consenso riguardo la rilevanza clinica, sociale ed economica delle ipoglicemie, nel nostro Paese esistono tuttora pochissimi dati che permettano una chiara quantificazione del problema. È stato pertanto condotto uno studio, a partire dai database amministrativi, per valutare l’impatto assistenziale ed economico associato ai ricoveri in ospedale per ipoglicemia. Metodi Lo studio si propone di valutare l’incidenza di ricoveri in ospedale per ipoglicemie e di quantificarne i costi, utilizzando i database amministrativi della regione Puglia (4 milioni di residenti). L’utilizzo di database amministrativi rappresenta una fonte di informazioni altamente flessibile e immediatamente accessibile per il monitoraggio continuo della morbilità e del consumo di risorse legati alla malattia diabetica e per produrre conoscenze tempestive sui quesiti che emergono continuamente in ambito scientifico. Il diabete rappresenta un modello ideale per questo tipo di valutazioni, dal momento che l’identificazione delle persone con diabete farmacologicamente trattato avviene facilmente grazie all’erogazione di farmaci antidiabetici (farmaci traccianti). Le schede di dimissione ospedaliera (SDO) sono lo strumento di raccolta delle informazioni relative ad ogni ricovero ospedaliero e rappresentano uno strumento robusto anche per valutazioni clinico-epidemiologiche in merito all’utilizzo di risorse e ai bisogni assistenziali. Rappresentano pertanto una importante fonte di informazione per l’individuazione di eventi legati alla specifica condizione patologica che richiedano l’ospedalizzazione come le ipoglicemie severe e per la valutazione dell’impatto delle terapie prescritte sull’incidenza di tali ospedalizzazioni. Lo studio è stato condotto a partire dai dati delle ASL della regione Puglia negli anni 2002 - 2010. Al fine di ottenere una banca dati integrata, sono stati utilizzati gli archivi relativi ad anagrafe assistibili, prescrizioni farmaceutiche e schede di dimissione ospedaliera. Queste tre fonti sono state aggregate utilizzando tecniche di linkage probabilistico. Per ogni anno sono stati considerati sia i casi prevalenti di diabete, vale a dire tutti i soggetti già in trattamento nell’anno precedente, sia i casi incidenti, ossia tutti i casi i quali presentavano per la prima volta la prescrizione di almeno 2 confezioni di antidiabetico nell’anno in esame (farmaco tracciante Codice ATC A10). Questi ultimi hanno contribuito alla stima complessiva solo per il periodo in cui sono rimasti esposti al trattamento antidiabetico. La data indice è pertanto costituita, per i soggetti con diabete prevalente, dal 1 gennaio dell’anno considerato (per la stima complessiva è stato preso in considerazione il 1 gennaio 2003) e per i soggetti con diabete incidente dalla data di prescrizione della prima confezione di antidiabetico. Il 2002 è stato utilizzato solo per la classificazione dei casi di diabete prevalenti al 1° gennaio 2003. Tutti gli individui identificati, a prescindere da età, sesso e tipo di diabete, sono stati seguiti fino al decesso, alla cancellazione dall’anagrafe assistibili o alla fine del periodo considerato (31 dicembre 2010). Le ospedalizzazioni associate ad ipoglicemie gravi sono state individuate sulla base della presenza nelle SDO dei codici ICD9 - CM 250.3 e 250.8. Sono state considerate sia le diagnosi principali sia quelle secondarie. I casi di soggetti con diabete farmacologicamente trattato sono stati identificati mediante il sistema ReClust14. I tassi di incidenza per 1.000 persone-anno relativi alle ospedalizzazioni sono stati stimati in base alle classi di età. Oltre che sull’intero periodo di osservazione, l’incidenza è stata stimata su ognuno degli anni in esame per evidenziare eventuali trend temporali. Tutte le analisi statistiche sono state eseguite mediante l’utilizzo del SAS versione 9.1 (SAS Institute Inc., Cary, NC, USA). 







I costi associati sono considerevoli: il costo medio di una ospedalizzazione per ipoglicemia grave è di 3.016 euro, non dissimile dal costo medio annuale di una persona con diabete18,19; in altre parole, una ospedalizzazione per ipoglicemia costa al Sistema Sanitario Nazionale tanto quanto l’assistenza per un intero anno di una persona con diabete. Rapportando tali dati riferiti alla regione Puglia all’intero territorio italiano, in cui si calcola vi siano 3,3 milioni di persone affette da diabete, si può stimare che in un anno vi siano circa 18.000 ricoveri per ipoglicemia grave con una spesa complessiva di circa 54 milioni di euro l’anno. Da sottolineare infine che i costi calcolati sono quelli relativi alla sola ospedalizzazione, e non includono le prestazioni fornite in Pronto Soccorso e i costi indiretti legati alla disabilità o alla perdita di lavoro. È inoltre verosimile che i dati siano sottostimati, a causa del non riconoscimento dell’ipoglicemia come fattore scatenante di una serie di eventi che portano al ricovero in ospedale. In conclusione, le ipoglicemie gravi che portano al ricovero, nonostante in diminuzione, rimangono un importante problema nella gestione del paziente con diabete, sia in termini clinici che di consumo di risorse. Una quota importante di questi episodi potrebbe essere evitata migliorando l’appropriatezza prescrittiva, soprattutto nelle categorie più fragili, e attivando programmi educativi specifici rivolti sia ai pazienti che agli operatori sanitari, al fine di aumentare il livello di consapevolezza su tale complicanza, ancora sottovalutata nelle sue conseguenze e spesso misconosciuta.