


Un altro aspetto fondamentale è che la MP si basa essenzialmente su una prospettiva tecno-scientifica. Le stesse altre sue possibili applicazioni, ad esempio la tecnologia delle cartelle cliniche elettroniche, dei dispositivi medici e dei sensori indossabili, le informazioni derivanti dai social media e da altre fonti11 sono in grado di fornire una importante mole di dati per realizzare una sorta di “avatar medico” di ciascun cittadino, ma l’esperienza quotidiana insegna che un’assistenza “precisamente” ritagliata sull’individuo deve comprendere anche (soprattutto?) le circostanze di vita soggettive del paziente, la sua ability to cope, i suoi valori, la sua personalità, i suoi timori e speranze, dimensioni difficilmente trasferibili in un database. Per condividere un’attenzione sempre maggiore alla comprensione dell’individuo, che deve peraltro assicurarne una considerazione globale, oltre la biologia di base, concordiamo con R. Ziegelstein, che ha proposto di aggiungere il suffisso -omics alla parola persona, coniando il termine personomics12. La pretesa di realizzare una scienza sempre più esatta della vita delle persone per oggettivarla e “calcolarla”, in un’ottica in realtà sempre più riduzionistica, rischia di andare oltre la auspicabile personalizzazione delle cure, verso un determinismo fenotipico complesso ma al tempo stesso “banalizzante” e fatalista, in ultimo demotivante per il singolo individuo.