Indicazioni registrate:Trattamento del morbo di Wilson.
Proprietà farmacologiche
Lo zinco è un metallo che inibisce l'assorbimento intestinale del rame. Tra i sali disponibili, l'acetato sembra meglio tollerato del solfato.
Efficacia clinica
La malattia di Wilson è una malattia genetica rara (0,6 casi/10.000 persone) caratterizzata da accumulo di rame in diversi tessuti, in particolare nel fegato, nel cervello e nella cornea1. I danni epatici (epatite acuta, cronica attiva o fulminante) si manifestano in genere dopo i 6 anni di età e possono associarsi ad anemia emolitica1; i sintomi neurologici compaiono tra i 12 e i 32 anni e comprendono atassia, scialorrea, disartria, disfagia, incoordinazione, tremori, distonia, spasticità. Più tardi, nel corso della malattia si manifestano sintomi psichiatrici con deterioramento mentale e disturbi del comportamento. La diagnosi entro i 3-4 anni di età e il trattamento precoce, protratto a vita, possono prevenire l'instaurasi di gravi disabilità. Il farmaco di riferimento è rappresentato dalla penicillamina (Pemine), un chelante del rame.
Uno studio specifico, della durata di 6 settimane, condotto su 60 pazienti di età compresa tra 16 e 55 anni, aventi un bilancio negativo tra apporto quotidiano ed eliminazione di rame con una precedente terapia, ha dimostrato che per mantenere tale bilancio negativo ed evitare un possibile accumulo di rame, la dose ottimale di zinco acetato è di 50 mg 3 volte al giorno2.
In uno studio controllato, non randomizzato, 67 pazienti con diagnosi recente di malattia di Wilson, per lo più sintomatici (>3/4), età media 29 anni, sono stati trattati con penicillamina (all'inizio 1-1,5 g/die, successivamente ridotti a 0,75-1g/die) o con zinco (136-182 mg/die, sotto forma di solfato)2,3. Al momento dell'arruolamento, i due gruppi erano simili per età, durata e manifestazioni cliniche della malattia. Il follow up è durato 12 anni. Secondo una analisi per "intenzione di trattare", la percentuale di pazienti con evoluzione fa vorevole (80%) era la stessa tra i due gruppi, così come la mortalità, anche se la scarsa potenza statistica dello studio e la mancanza di randomizzazione non escludono una possibile differenza di efficacia tra i due farmaci.
In uno studio non comparativo, sono stati valutati 148 pazienti, 136 adulti (27 asintomatici) e 12 bambini (4 asintomatici)2. Prima di iniziare l'assunzione di zinco acetato, l'85% degli adulti sintomatici era in trattamento con un chelante del rame (penicillamina e tetratiomolibdato d'ammonio, un farmaco sperimentale); il 63% degli adulti asintomatici ha ricevuto subito lo zinco, mentre il 37% è stato trattato con penicillamina prima di iniziare la terapia di mantenimento con zinco. La dose di zinco acetato è stata di 50 mg 3 volte al giorno e la durata media del trattamento 3 anni. Su 100 pazienti adulti sintomatici valutabili, 91 hanno raggiunto un adeguato controllo metabolico entro il primo anno di trattamento, 5 entro 2 anni, 1 entro 4 anni2. Su 23 pazienti asintomatici valutabili, 20 (87%) sono risultati ben controllati durante il primo anno, 3 durante il secondo anno. Ai fini analitici, i dati riguardanti i 12 bambini arruolati nello studio sono stati accorpati a quelli di altri 24 bambini2,4; 11 bambini avevano meno di 12 anni, 23 erano adolescenti con un'età compresa tra 12 e 17 anni. Il 91% di loro ha raggiunto livelli ematici di rame non tossici entro il primo anno della terapia con zinco (25 mg per 2/die da 1 a 5 anni; 25 mg per 3/die dai 6 ai 15 anni; 50 mg per 3/die dai 16 anni).
Effetti indesiderati
Meno dell'1% dei 170 pazienti complessivamente trattati con zinco acetato ha sospeso il trattamento per la comparsa di effetti indesiderati. Gli eventi avversi più frequenti sono stati i disturbi gastrointestinali (9%)2. Nello studio di confronto su 67 pazienti di nuova diagnosi, lo zinco è risultato meglio tollerato della penicillamina: 15 pazienti (44%) del gruppo penicillamina hanno interrotto l'assunzione, 10 per la comparsa di effetti indesiderati (2 casi di piastrinopenia, 1 di leucopenia, 5 casi di reazioni cutanee, 2 di dolori addominali) contro 4 del gruppo zinco solfato, 2 dei quali per la comparsa di effetti indesiderati (1 per anemia grave, 1 per dolori addominali)2,3.
Costi
Un trattamento con penicillamina (Pemine) al dosaggio di mantenimento di 1/g die ha un costo annuo di 385 euro. Un analogo trattamento con zinco acetato (Wilzin) al dosaggio di 150 mg/die ha un costo di 1.490 euro.
Nei pazienti con malattia di Wilson, lo zinco normalizza i livelli ematici del rame, evitando il progredire della malattia e l'instaurarsi di gravi disabilità. Nei pazienti sintomatici la penicillamina rimane il farmaco di riferimento; lo zinco rappresenta un'alternativa alla penicillamina in caso di insuccesso o di intolleranza e il trattamento di prima scelta nei pazienti asintomatici.
Bibliografia 1. Physicians' Guide to Rare Diseases. Dowden Publishing Company Inc 1999. 2. European Medicines Agency. European Public Assessment Report (EPAR)- Wilzin- Scientific Discussion. January 2005. 3. Czlonkowska A et al. Effects of long-term treatment in Wilson's disease with D-penicillamine and zinc sulphate. J Neurol 1996; 243:269-73. 4. Brewer GJ et al. Treatment of Wilson's disease with zinc XVI: treatment during the pediatric years. J Lab Clin Med 2001; 137:191-8.